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LE MONETE ALTERNATIVE IN ITALIA SONO UNA REALTA’ DA 400 MILIONI DI EURO L’ANNO
di
Peter D’Angelo
Esistono “monete” parallele, e funzionano – almeno secondo due economisti della Bocconi, Luca Fantacci e Massimo Amato -, per contrastare la crisi migliaia di imprese asfissiate dalla mancanza d’accesso alla liquidità. Queste monete nascono in Sardegna, l’ecosistema Sardex s’è diffuso in modo esponenziale in meno di 10 anni – anche grazie all’avallo di Invitalia*, e quindi del Ministero dell’Economia, che ha investito fortemente sul progetto -, oggi le monete possono essere usate in 12 Regioni. La moneta parallela coinvolge 10 mila imprese per 400 milioni di euro/credito, questo è il volume d’affari mobilitato nel 2018. Va precisata l’equivalenza, 1 moneta/credito = 1 euro. Per capire cos’è questa moneta dobbiamo capire dove nasce l’idea. La moneta “parallela” per eccellenza nasce dopo la crisi del 29′ in Svizzera, oggi la BANCA WIR (Basilea) ha 30.000 imprese in rete che accettano e scambiano WIR (1 Wir = 1 Franco svizzero). In Italia ogni singola moneta ha un suo nome, e si declina in base alla regione: Veneto (Venetex), Piemonte (Piemex), Emilia Romagna (Liberex), Marche (Marchex), Lazio (il Tibex), Sicilia (Sicanex), Abruzzo (Abrex), Lombardia (Linx), Umbria (Umbrex), Molise (Samex), Campania (Felix), Sardegna (Sardex).
SE LA RADICE DELLA CRISI STA NELLA MONETA
L’analisi dei due economisti bocconiani, Amato e Fantacci, parte da una certezza: “La moneta non è sempre in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione”. Il fenomeno della “stretta creditizia” è un grande problema per gli imprenditori, a dimostrarlo è il fatto che “la moneta che tende ad essere tesaurizzata e sottratta alla circolazione, perché appare come la forma più sicura di detenzione della ricchezza, tanto per gli individui quanto per le banche, che saranno disposte a separarsene solo in cambio di un tasso di interesse – un “premio al rischio” – molto elevato”. Così, da mezzo di scambio la moneta diventa una riserva di valore, creando quindi una “divergenza tra l’interesse individuale a tesaurizzare e l’interesse collettivo a vederla circolare”. La radice della crisi sta dunque “nella moneta e nella logica di funzionamento che essa incarna e perpetua”, detta in altre parole si tratta della “trappola della liquidità”. Il problema quindi è l’accumulo, andrebbe pensata una strategia che preveda un “tasso di decumulo”, ossia un tasso di interesse negativo sugli accumuli di moneta complementare che incentivi le imprese partecipanti al circuito a spenderla. Ma per ora questa soluzione non esiste, le banche non prestano e la liquidità centellinata strangola le imprese.
COME FUNZIONA?
Partiamo da un esempio, semplice e lineare, per capire il senso del progetto Sardex. Se un ristorante ha 10 tavoli, e di media 3 restano sempre vuoti, ha un potenziale inespresso, meglio dire: un potenziale sprecato, dal momento che paga elettricità, dipendenti, tasse ecc. Ecco, qui entra Sardex. Come si possono riempire quei 3 tavoli? Entrando in rete, così il ristoratore mette a disposizione quei tavoli accettando il pagamento in moneta parallela. Con quella moneta, diciamo 100 Sardex, il ristoratore potrà pagare l’idraulico, l’elettricista o un fornitore, facendo girare l’economia e al contempo creando valore e abbattendo i costi. Ogni impresa, quando entra in rete acquisisce un certo numero di “moneta-credito” rispetto al potenziale economico valutato da Sardex.
COME E’ NATA LA MONETA SARDEX
“L’abbiamo fondata in 5, al tempo eravamo tutti universitari e nessuno di noi studiava economia!”, cosi esordisce Stefano Littera, co-fondatore di Sardex. “Oggi hanno aderito al circuito circa 4000 aziende in tutti i settori, dalle spa alle associazioni commerciali, fino al turismo – continua Littera – Sardex è un sistema di conti a disposizione di ogni iscritto, ad esempio chi fa il formaggio può incassare crediti, e per farlo ha il supporto da parte nostra su tutte le sue esigenze di acquisto. Quindi non è un baratto”. Oggi anche scuole e asili fanno parte del circuito, si pagano le rette annuali in Sardex. Ma anche le feste locali funzionano in Sardex! “Come abbiamo avuto l’idea? Abbiamo visto l’avvicinarsi della crisi e abbiamo capito che avrebbe messo in difficoltà tante imprese, non c’erano strumenti per difendersi. La crisi ha tolto mezzi di scambio: quando girano i soldi si va sempre tutti d’accordo, quindi abbiamo capito che si poteva recuperare con un mezzo di pagamento diverso. Ora gira tutto meglio”.
LE STORIE DEGLI IMPRENDITORI: PRODUCO 30 MILA BOTTIGLIE
Questa è la storia di Gianluca Mulleri,ha una cantina vicino a Cagliari, produce 30 mila bottiglie. “Ho preso i crediti Sardex per impiantare la vigna. Io prima facevo il manager di una multinazionale, poi nel 2009 mi sono messo a fare questo lavoro, sono partito con poche risorse finanziarie. Sardex mi ha permesso di ragionare sul concetto di fiducia, che nel sistema bancario è ormai scomparso. È un sistema intelligente, ti permette di lavorare con più interlocutori – mentre parla, si sente un’emozione sincera -, oggi produco 30 mila bottiglie, lavoro con circa 40 – 50 mila Sardex l’anno, ma non si può guardare solo alle fatture, ma al giro economico che genera! In due anni io ho impiantato il nuovo vigneto, ora sto comprando altri terreni con lo stesso sistema. Sardex mi dovrebbe dare 75 mila crediti: con l’uva che vendo lo ripago in 3 anni, senza aver tirato fuori un euro! È un sistema che permette al territorio di crescere davvero, soprattutto in terreni poveri come il nostro”.
Sardex non è utile solo ai piccoli imprenditori, ma anche a chi fattura milioni di euro. Marco Lotta (27 anni) è il responsabile vendite di una cooperativa orto-frutticola in provincia di Cagliari. “Noi siamo l’attività più grande che usa Sardex, in totale fatturiamo circa 20 milioni di euro l’anno, di cui una parte in crediti, soprattutto per l’acquisto dei materiali e per lo scambio con i produttori. Le aziende lavorano quasi esclusivamente per noi, raccolgono i loro prodotti e li conferiscono a noi. Il nostro caso dimostra che Sardex è utile non solo ai piccoli, ma anche alle grandi aziende e cooperative”.
Anche le micro-imprese, nate nei tipici paesini sardi sono riuscite a trarre benefici dalla moneta parallela, Marco Pau (37 anni), è falegname a Vallermosa, provincia di Cagliari. “Faccio il falegname da quando avevo 14 anni, ho ereditato il lavoro di mio padre. In realtà a me non mancava il lavoro, ma da quando utilizzo Sardex è aumentato del 30%, è diventato un modo diverso di trovare clienti. Il nostro è un piccolo paesino di 2000 abitanti, qui si è creata una micro-economia per cui tutto si fa in Sardex: la spesa, i ristoranti, i rivenditori di materiale per la mia bottega. Per questo riesco a spenderli, si è creato un circuito. In questi giorni ho il muratore in casa, lo pago in Sardex. Solo l’anno scorso ho fatto 400 transazioni in Sardex, per un valore di 24 mila crediti.”
Sardex è anche turismo, Tonino Atria, organizza gite in barca al largo della Maddalena. “Se non avessi avuto Sardex, 3 anni fa sarei andato per aria. Non avevo i soldi per avviare la stagione, loro mi hanno dato dei crediti, poi per fortuna quell’anno è andato bene e oggi gli affari vanno alla grande”.
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* Invitalia – Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A., è una società per azioni italiana partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia. Salvo Mizzi, AD di Invitalia Ventures, ha commentato: “Con questo secondo investimento Invitalia Ventures conferma la propria missione di supporto delle migliori start-up italiane. Abbiamo puntato su una realtà che offre un prodotto innovativo in grado di unire sviluppo economico e benessere sociale. Il successo del circuito Sardex, nato in Sardegna e affermatosi in molte regioni italiane, è garanzia di un modello originale di alternative trust efficace e replicabile anche fuori dal territorio nazionale. Scommettiamo anche noi, come il Financial Times, sul Sardex Factor”.