IN RICORDO DI GIACOMO MATTEOTTI
Il 10 giugno 1924 il giornalista antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, Giacomo Matteotti, fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, su ordine diretto di Benito Mussolini, a seguito delle denunce dei brogli elettorali compiuti da quella che, uscita vincente nelle elezioni del 6 aprile 1924, diverrà dittatura fascista. Nell’agosto dello stesso anno, sulle pagine de “Il Risveglio”, il Direttore Umberto Biancone dedicò alla figura di Matteotti una commemorazione.
di
Umberto Biancone
RICORDARE ALLA GIOVENTU’ SFIDATA E PERPLESSA
CHE FEDE SUPREMA DEI GENEROSI
E’ LA LIBERTA’
UNICO PATTO FRA OPPRESSI ED OPPRESSORI
LA MORTE
“Mario Rapisardi” per tre eroici morti per la libertà dell’Italia
Dopo due mesi di occultamento del cadavere di Giacomo Matteotti ci hanno restituito un pugno d’ossa.
Ma che importa?
Quelle ossa sono sacre a tutto il popolo di Italia, di questa Italia martoriata ma non doma dal bastone di faziosi, che hanno creduto, e s’illudono forse ancora, di poter tenere soggette trentanove milioni di coscienze libere che hanno subito uno stillicidio quotidiano di vilipendio e di disprezzo, ma sempre con lo sguardo, col cuore e con la mente fisi al miraggio della libertà e della giustizia.
Il sacrificio di Giacomo Matteotti si è compiuto con il più baso cinismo, che solo in animi perversi poteva trovare posto adeguato. Ed il martirio non è finito ancora dopo la morte.
Mentre la salma benedetta ed adorata da tutta la nazione, da tutto il mondo civile, si avviava al ritorno in quella casa dove una Mamma settantenne le aveva preparata la camera del dolore, dove l’eroe poteva finalmente tornare assassinato, brutalmente e vigliaccamente assassinato, perché da vivo aveva conteso il passo non dal popolo che lo idolatrava ma dalla fazione che lo temeva; mentre quella salma si avviava finalmente, dopo tanto strazio e tanto scempio al luogo del riposo eterno, pure allora abbiamo dovuto assistere alla menzogna di un ministro, che dopo aver negato l’ultimo desiderio di una vedova derelitta ed alla irruzione di trenta o quaranta sciacalli che in una stazione d’Italia stavano ancora dileggiando il dolore che passava.
Sono questi i segni della “Nuova Civiltà” in questa “era nuova di rinnovamento della coscienza nazionale”. Sono i segni di degradamento morale di un governo mentre ha preteso sempre di voler rendere l’Italia (ahi proprio l’Italia nostra) più grade e rispettata, con i suoi atti quodiani di parte, l’ha ricacciata nel più oscuro periodo del medio evo.
L’Italia Risorgerà!
Il popolo nostro, quello che lavora e soffre, quello che sopporta e tace, che ha veramente Fede, quello che il martirio accetta , che sa il prezzo del sudore quotidiano, quello dichiara ancora una volta all’Italia: terra mia e non degli oppressori; io ti darò la vita, io spezzerò le catene che ti tengono avvinta al carro della schiavitù. Tu, o Italia, hai bisogno del lavoro, ed io oggi come ieri, domani come oggi, lavorerò per il tuo bene. Perché il lavoro mio frutti il bene desiderato v’ha bisogno di pace , ed io pace ti darò. Ma escano dal Tempio quelli che lo hanno profanato; potremo concedere loro anche il perdono per il male che ti hanno fatto, ma non vogliamo più lutti.
Basta!
Vogliamo pace e lavoro, giustizia e libertà.
Vogliamo che l’Italia nostra ritrovi la sua via antica.
E la ritroverà, per il martirio tuo, o Giacomo Matteotti, per la fede che fu tua e ed è nostra, o Eroe del pensiero, per il sangue che non invano versasti. Il dolore tuo, o Donna, nel cui tuo seno Egli crebbe, è il dolore di tutto il popolo; e per questo atroce dolore tu hai un’ara nel cuore di tutti i buoni; lo strazio che ha lacerata la tua bella anima di Donna Spartana, o Compagna violetta di colui che ci fu tolto da mano assassina, è lo strazio che tutte le anime ha lacerate; La incosciente Giuliva fanciullezza vostra, o Bimbi di Colui per la cui fine immeritata, ma gloriosa, tutte le contrade d’Italia sanguinano di sdegno e di dolore, è stata contristata; ma la Vostra tristezza è la Vostra gloria.
Domani, quando ripenserete, o voi tutti che a Lui foste più d’accanto, al Suo martirio, davanti agli occhi della mente e del cuore avrete certamente la visione della Sua anima bella, buona ed immacolata, che gli Spirti di quegli altri grandi, come Lui morti per la giustizia e la libertà d’Italia, accompagnano a Dio con le parole del Poeta:
ora, o Signore,
anch’Egli è morto, come noi morimmo,
Dio, per l’Italia. Rendine la Patria.
A i morti, a i vivi, pe’l fumante sangue
da tutti i campi,
per il dolore che le regge agguaglia
a le capanne, per la gloria, Dio, che fu ne glandi, pi’l martirio, Dio,
che è ne l’ora,
a quella polve eroica fremente,
a questa luce angelica esultante,
rendi la Patria, Dio: rendi l’Italia
a gl’Italiani
E non invano quegli Spirti avranno invocato dal Supremo Regolatore dell’Universo, la pace e la redenzione per questa Italia nostra.
I segni, che ovunque si mostrano, ce ne affidano.
S’Ode per l’aria alto e sonoro un canto, che penetra nel cuore di tutti:
CANTA A’L MONDO ASPELLANTE, GIUSTIZIA E LIBERTA’.
Teramo, 30 agosto 1924