CORONAVIRUS, ITALIANI CONFUSI SU LIMITI E DIKTAT. PIU’ DI TRE MILIONI ANCORA A SPASSO
di
ANTONIO NOTO
Direttore Noto Sondaggi
A quasi due settimane dall’entrata in vigore delle restrizioni personali per tutti gli italiani, il sentimento prevalente della popolazione oscilla tra senso di responsabilità e qualche dubbio. Il comportamento messo in atto nella maggior parte dei casi è finalizzato a seguire le regole prescritte. Dall’altra emerge sempre di più una richiesta di informazione univoca e precisa in quanto gran parte dei cittadini non sa precisamente cosa è permesso fare. D’altronde la realtà è questa, poiché molte prescrizioni sono ordinanze impartite solo da alcuni presidenti di regione o da qualche sindaco e non dal governo nazionale, ecco che per esempio oggi una persona potrebbe andare in un supermercato a Milano ma trovare il negozio sbarrato in Sicilia, così come si può andare a comprare una pizza al taglio in tutta la penisola ma solo a Roma non deve contenere la mozzarella. È chiaro che nel momento in cui tutti i cittadini italiani devono vivere le restrizioni in atto come una sorta di ‘anti virus’, la disomogeneità delle ordinanze valide solo in alcuni territori contribuisce a generare confusione.
Per esempio solo nella giornata di ieri il 7% degli italiani ha dichiarato di essere uscito per una passeggiata, e quindi non per uno dei motivi validi contenuti nell’autocertificazione da consegnare alle autorità in caso di controllo. Se traduciamo però la percentuale in valore assoluto, quel 7% equivale a 3,5 milioni di italiani adulti che ieri era normalmente in circolazione.
Se questo è un dato oggettivo c’è però da chiedersi di chi è la responsabilità, cioè è del singolo cittadino imprudente oppure la popolazione non ha compreso quelle che sono le prescrizioni da seguire, proprio perché non vengono date indicazioni certe ed univoche per tutti? Dai dati a nostra disposizione emerge rafforzata questa seconda ipotesi, infatti il 20% degli italiani non sa precisamente ciò che gli è permesso fare.
Il 20% equivale a 10 milioni di soggetti adulti che nonostante siano trascorsi quasi 15 giorni dall’inizio delle restrizioni ammette di non avere una informazione chiara. Questo ha determinato che ieri il 36% degli italiani è uscito da casa, cioè circa 18 milioni di persone, tra queste 13 milioni solo per fare la spesa o per motivi sanitari, altri 6,5 milioni per andare al lavoro e, come già detto precedentemente, circa 3,5 milioni per passeggiare. Ovviamente una stessa persona può essere uscita da casa anche per fare più cose contemporaneamente, cioè andare in ufficio e poi fare la spesa. Al contempo però la maggioranza degli italiani, il 57%, pensa che si dovrebbero inasprire le misure. Quest’opinione è fortemente influenzata da un giudizio negativo sull’efficacia dei provvedimenti in atto (47% pensa che non stanno producendo risultati) e dalla paura di essere contagiati: il 15%, pari a 7,5 milioni di cittadini, teme di poter essere positivo ma asintomatico.
Nel frattempo i 2/3 dei lavoratori prosegue la propria attività, anche se circa 1/3 in ufficio ed un ulteriore 1/3 da casa. Invece è del 32% la quota di quelli che attualmente sono in ferie o malati. Eppure sono gli stessi italiani che lanciano una proposta: il 48% pensa che se ci fossero mascherine per tutta la popolazione, anche se in misura ridotta, la vita economica del Paese potrebbe continuare visto che le introvabili mascherine, secondo gli esperti, sono la principale arma di difesa contro il Coronavirus.
Roma 20 marzo 2020
fonte quotidiano.net