CORONAVIRUS: UN POSSIBILE INNESCO?
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Sono ormai diverse settimane che l’Italia e gli italiani sono alle prese con le misure di prevenzione della diffusione del Coronavirus, osservando sconcertati alla progressione ampia del contagio, in particolare in alcune regioni.
Quotidianamente attendiamo i dati che vengono diffusi dalla Protezione Civile con la speranza che i numeri possano sempre migliorare e, di conseguenza, pensare presto di tornare alle proprie abitudini, seppur in qualche modo cambiati da questa vicenda.
Nel frattempo, mentre mi accingo a chiudere questa inchiesta (22.03.2020), l’ormai famoso paziente 1 di Codogno ha lasciato l’ospedale ed è guarito, ma ancora sono in corso le ricerche del paziente 0. Le ricerche sono sempre serrate, in particolare le energie sono state concentrate alla ricostruzione dell’eventuale catena di contatti, al fine di poter arginare e tracciare i contagi.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, il paziente 0 ancora non è stato trovato. Di ipotesi, ovviamente, ne sono state fatte molte; per tentare di capire qualcosa in più ho tentato di ricostruire un percorso, passando in rassegna tutti i grandi eventi e le fiere che si sono tenuti in Italia da dicembre a gennaio, allo scopo di capire se esistesse un luogo di innesco tale da giustificare una diffusione anomala e, in particolare, concentrata solo in determinate aree del nord Italia. Lombardia, Piemonte, Veneto rappresentano un’area ad alto tasso produttivo, ciò ben si legherebbe con il filone delle fiere. Nella ricerca, infatti, mi sono imbattuto in un evento che per dimensioni, date e una serie di coincidenze anomale potrebbe essere stato il potenziale luogo di innesco.
Siamo a Rimini, tra il 18 e il 22 gennaio, nel complesso enorme della Fiera si è tenuto il 41° Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè, e del food artigianale. I padiglioni sono molti, com’è possibile vedere sulla cartina; l’attenzione va, però, focalizzata su uno di essi in particolare, in cui è possibile riscontrare una serie di concomitanze.
Il riferimento è al padiglione B3 (nella foto accanto), al cui interno è presente una serie di stand provenienti dal nord italia: Codogno, Collegno (To), Milano, Brescia, Varese e Bergamo. Tutti luoghi in cui la diffusione del virus è molto alta, appunto. Ma non sono tutti. In fondo allo stand ce n’è uno piccolino proveniente proprio Whuan : la Hui you Wood Products.
La sede dell’azienda, in Cina, è prossima al tristemente famoso mercato del pesce da cui tutto ha avuto origine. Per capire meglio possiamo verificare sulla cartina :
in questa istantanea, tratta da google maps, è segnata in rosso la sede dell’azienda “Hui you Wood Products” nella città di Wuhan, azienda che, come detto ha preso parte alla fiera riminese.
In questa seconda istantanea, invece, il punto rosso segna la sede del mercato del pesce “Huanan seafood market”, appunto come già detto il luogo della principale diffusione del virus.
Alla fiera di Rimini, dunque, la disposizione del padiglione B3 è la seguente:
In basso a sinistra è possibile vedere la collocazione dell’azienda cinese. La seconda immagine ci offre il dettaglio.
Il caso curioso è che il 23 gennaio Wuhan e la provincia dell’Hubei vengono messi in quarantena rigida ma, fino al giorno prima, 22 gennaio, una delle sue aziende, legittimamente, esponeva i propri prodotti in Italia. Come sopra detto, nel padiglione sono presenti diverse aziende lombarde e piemontesi. E’ casualmente ristretta anche la distanza con la Pomati Group srl di Codogno, città di provenienza del paziente 1.
Raggiunti al telefono alcuni degli imprenditori presenti alla Fiera, dichiarano di essere stati male e di aver contagiato anche i familiari più prossimi.
Ma per capire meglio se questa ipotesi possa avere qualche fondamento, abbiamo chiesto un’opinione all’epidemiologo e virologo dott. Massimo Ciccozzi, Responsabile dell’Unità di Epidemiologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma:
“E’ ormai abbastanza acclarato che sono stati due gli ingressi del virus in Italia, uno cinese ed uno tedesco. Tuttavia, è invece ancora complesso asserire da quanto tempo il virus è presente. Questo, però, è un dato che sarà possibile ricavare solo dopo aver isolato tutti i genomi di Coronavirus dalle persone infettate.
Per quanto riguarda, invece la fiera, se le date cui risaliremo avranno delle affinità con quelle del Sigep, non avremo esitazione a fare delle verifiche appropriate. Non escludiamo le cose aprioristicamente. Capire da quanto tempo è presente ci consentirà di comprendere perché non lo abbiamo visto e soprattutto studiare come prevenirlo in futuro.”